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prof. Francesco Forte

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18 gennaio 2021 Il Giornale

Il professor decrescita e un Paese verso il crac

Mario Monti scrive testualmente che "è importante porsi con urgenza il problema di quanto abbia senso continuare a ristorare con debito"
Giuseppe Conte, che sino ad ora ha cercato vanamente di fare il Conte ter con i voltagabbana, impaludati da «costruttori», ora può provarci con i «distruttori», guidati dal senatore a vita Mario Monti che scrive testualmente che «è importante porsi con urgenza il problema di quanto abbia senso continuare a ristorare con debito, cioè a spese degli italiani di domani, le perdite subite a causa del lockdown, quando, per molte attività sarebbe meglio che lo stato favorisse la ristrutturazione o la chiusura, con il necessario accompagnamento sociale, per destinare le risorse ad attività che si svilupperanno, invece che quelle che purtroppo non avranno un domani».
Quali sono i ristoranti, gli alberghi, gli esercizi commerciali, le palestre, le orchestre, i centri benessere, le scuole di sci, i rifugi alpini, le dimore storiche, da avviare alla chiusura, dando agli imprenditori, agli artigiani, agli artisti, ai professionisti, ai proprietari, in cambio «un accompagnamento sociale»? In cambio della loro arte e del loro risparmio, una elemosina? Quale nuova specie di dirigismo vuole inventare questo «super esperto» che con la patrimoniale immobiliare riuscì a creare una crisi economica e bancaria di lunga durata? Chi è che deciderà chi deve chiudere, che cosa, a Venezia, sul lago di Como, in Calabria o a Trastevere, perché non ha futuro? Un tecnico indicato da Mario Monti, un esperto della schiera di Conte, un mago o forse il solito dottor Arcuri?

Per Monti, se Giuseppe Conte farà un governo ter che abolisca i Ristori, sostituendoli con «accompagnamenti sociali», stabilendo quali ristoranti con quali menù abbiano futuro, questa operazione non sarà un trasformismo, ma una «trasfigurazione». Ce lo vediamo Conte che, con l'aiuto del suo «portavoce» Rocco Casalino, trasformato in Harry Potter, opera la trasfigurazione, che dovrebbe aiutare a migliorare il bilancio, riducendo il saldo passivo di parte corrente? Può forse abolire i Ristori che sono già stati stabiliti e non ancora dotati di decreti attuativi che li quantifichino? D'altra parte, la chiusura di attività economiche non comporta solo problemi per i loro gestori, genera anche perdita di posti di lavoro, con sussidi di cassa integrazione e indennità di disoccupazione e determina sofferenze bancarie, anche perché sono in arrivo le cartelle esattoriali, anche per coloro che debbono chiudere le attività. È vero che i «ristori» sono spese correnti che danno luogo a deficit di bilancio. Ma non è chiaro perché siano necessarie tutte queste chiusure, dato che esistono protocolli, che ove rispettati, consentono di tenere aperti gli esercizi, senza dar luogo a contagi, mentre rimangono in vita le spese per il reddito di cittadinanza, il cashback per chi paga con carte di credito o bancomat, le sovvenzioni per monopattini e biciclette. Ma c'è un'altra parte della ricetta di Monti per il governo di trasfigurazione: un fisco «friendly ma non troppo» che, per ridurre le diseguaglianze dovrà affrontare temi che «i partiti, pavidi, non osano neppure pronunciare: imposta ordinaria sul patrimonio, imposta di successione, imposizione sugli immobili e aggiornamento del catasto». Un programma che pare fatto apposta per generare fughe di capitali, minusvalenze patrimoniali, nuove difficoltà di smaltimento delle sofferenze bancarie. Ossia, in luogo dei «costruttori» i «distruttori»: magia di Harry Potter per il governo di trasfigurazione Conte ter.


15 gennaio 2021 Il Sussidiario

L’ALTRA CAMPANA DELLA CRISI/ “Usa e Ue scaricano Conte per fare un Governo di scopo”

Conte è tornato ieri al Quirinale e ha spiegato di voler portare la crisi di Governo in Parlamento. Si fa sempre più vicino un esecutivo di scopo

Giuseppe Conte è tornato ieri al Quirinale, esprimendo al presidente della Repubblica “la volontà di promuovere in Parlamento l’indispensabile chiarimento politico mediante comunicazioni da rendere dinanzi alle Camere”. La crisi di Governo verrà quindi parlamentarizzata, come chiesto dal Movimento 5 Stelle, oltre che dall’opposizione, per ragioni evidentemente opposte. In giornata si è riunito anche l’ufficio politico del Pd e pare che tra i dem non si escluda il ritorno alle urne a giugno. Secondo Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie, l’ipotesi del voto anticipato «è da escludere, vista la situazione epidemiologica».

 

A questo punto Conte andrà in Parlamento a cercare il voto dei cosiddetti responsabili?

In una situazione come quella in cui si trova il Paese, con la lotta alla pandemia e il Recovery plan da implementare, occorre un esecutivo basato su forze politiche stabili, non su transfughi o responsabili. Non è certo ipotizzabile ora una maggioranza di centrodestra, posto che le stesse sue forze non avrebbero molta convenienza a guidare il Paese in questa fase, per cui non resta che il Governo di scopo per affrontare 4 sfide principali: l’emergenza economica e la situazione della finanza pubblica; il contrasto alla pandemia; la campagna vaccinale; l’implementazione del Recovery plan, che purtroppo presenta ancora dei problemi.

Quali?

Anzitutto non siamo di fronte a un vero piano, perché sono stati indicati solamente gli stanziamenti ai singoli settori e non si capisce quindi quali progetti specifici e quali opere verranno finanziati. Inoltre, ci sono stati accorpamenti di altri fondi e resta a mio avviso ancora insufficiente il livello degli investimenti aggiuntivi.

Quanto dovrebbe durare questo Governo di scopo?

Scattando tra pochi mesi il semestre bianco, che di fatto congela la possibilità di tornare al voto, credo che debba andare avanti abbastanza per poter garantire una stabilità fino alle elezioni che si potranno tenere, con meno rischi legati al Covid, l’anno prossimo. In questo modo avremo anche un traghettamento che garantisce una continuità adeguata, soprattutto per far partire il Recovery.

Dovrebbe essere un Governo di tecnici o di politici?

Non è detto che debba essere totalmente composto da tecnici. In generale servono figure con un’esperienza rilevante che abbiano un cursus honorum vero, non inventato, anche perché non dobbiamo dimenticare che l’Italia avrà quest’anno la presidenza di turno del G20. Certamente i ministri dell’Economia, delle Attività produttive e della Salute dovrebbero essere persone con competenze ed esperienze effettive in questi campi, e potranno anche essere politici. Quello della Salute, in particolare, sarebbe meglio fosse finalmente un economista o una persona che ha gestito una grande struttura sanitaria privata.

Lei ritiene quindi impossibile che si possa avere un Governo sostenuto dalla maggioranza attuale con un presidente del Consiglio diverso da Conte?

Sì, lo ritengo impossibile, perché ci sono troppe differenze tra i partiti, a cominciare dall’opposizione alle grandi opere dei 5 Stelle per finire all’insistenza di Italia Viva sul ricorso al Mes sanitario, passando per le sfumature diverse con cui pensano di risolvere la vicenda Autostrade. Non sembra quindi possibile trovare dei punti d’incontro su cui basare un’azione di Governo efficace, specie sull’economia, come servirebbe ora.

L’Europa come guarderà a questa crisi di Governo?

Io non mi limiterei a parlare dell’Europa, perché anche gli Stati Uniti seguiranno le vicende italiane. Mi sembra evidente che c’è ora un’avversità nei confronti di Conte dipendente dal fatto che, per motivi che non conosco, viene associato a Trump. Gli Usa hanno bisogno comunque di avere un rapporto particolare con il nostro Paese e vedono M5s troppo vicino alla Cina. Per quanto riguarda l’Europa, Francia e Germania necessitano dell’Italia per raggiungere un equilibrio dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue. Finora i 5 Stelle sono serviti a Bruxelles come stampella per eleggere la von der Leyen e per dar vita a un Governo che evitasse una forte affermazione della Lega. Ora il partito di Salvini è diventato meno critico verso l’Europa e in ogni caso per governare avrebbe bisogno di altri partiti non euroscettici, quindi non rappresenta più un pericolo.

(Lorenzo Torrisi)

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10 gennaio 2021 Il Giornale

La realtà oltre le trame


 
Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata. Questa frase che si trova nella Storia di Roma di Tito Livio, con riferimento alla guerra fra Roma e i cartaginesi e a Sagunto, nella Spagna romana, calza a pennello alla situazione dei partiti del governo attuale, in cui vi è una babele di discussioni, di cambi repentini di decisioni, di rinvio di decisioni.
E l'economia, la finanza pubblica, l'occupazione e lo stesso destino dell'Italia ci vanno di mezzo, perché il litigio e l'incertezza sono le peggiori nemiche delle buone regole di governo. Con pesanti e inevitabili ripercussioni sulle famiglie e sulle imprese, costrette a fare i conti con il sistema Paese e quindi con le stesse decisioni dell'esecutivo. Lo stesso metodo che ha adottato dall'inizio della pandemia il premier Conte - di concerto con il ministro della salute Speranza di Leu e con i leader degli altri tre partiti del governo - di decidere divieti e permessi, aperture e chiusure con Decreti del presidente del Consiglio dei ministri (sulla base di delibere del Comitato di esperti del Consiglio superiore di Sanità) ha creato disorientamenti, perché i Dcpm venivano sempre emanati all'ultimo minuto e cambiavano di continuo. Ora anche questo meccanismo si è inceppato, perché non si sa più chi abbia il timone della navigazione a vista. L'esito è sotto gli occhi di tutti ed è uno stallo generalizzato. La stagione sciistica è bloccata dal fatto che il protocollo per gli impianti di risalita non è stato emanato. Per le scuole non si sa come risolvere la questione dei trasporti, per la loro apertura e quando. C'è la nebbia folta sulle «macro decisioni» di investimenti pubblici e privati, che si dovrebbero fare, con l'utilizzo dei fondi europei. Si farà la ferrovia ad Alta velocità Salerno-Reggio Calabria? Si riapriranno i cantieri del Ponte sullo Stretto, facendo rivivere il gruppo di imprese e il progetto iniziati e poi bloccati? Ai 5 Stelle parlare di Alta velocità fa venire l'orticaria, e il Ponte sullo Stretto, di cui io mi occupavo in parlamento all'inizio degli anni 90, veniva bocciato quando si chiedeva lo scrutinio segreto, perché avversato da compagnie di traghetti e da mafia e ndrangheta. Ora gli avversari del «Ponte» sono, anzitutto, i politici che preferiscono monopattini e biciclette e quelli che per evitare la «spaccatura» acconsentono. Ma come si possono fare gli investimenti in genere, se non ci sono procedure commissariali e regole certe per sbloccare i progetti? A metà di quest'anno termina il blocco dei licenziamenti. Che succede se non partono gli investimenti e se non si pagano i ristori alle imprese chiuse per abbassare l'indice di contagio, e che ora rischiano di fallire? Sono in arrivo poi le cartelle esattoriali. Come pagarle, nelle condizioni attuali? Un condono, reso necessario dall'emergenza, darebbe quei soldi di cui ora si va alla ricerca con tenaglie fiscali che mandano in insolvenza le imprese barcollanti. Non si può continuare così. Sagunto sta per esser espugnata.


7 gennaio 2021 Il Giornale

Ecco i veri numeri del modello Lombardia

 Le cifre riguardanti i contagi del Covid parlano chiaro: la Lombardia ha il modello sanitario più efficiente. Infatti i dati del 6 gennaio mostrano che ha solo 1338 contagi e poiché essa ha dieci milioni di abitanti ciò significa che ne ha 133,8  su un milione di abitanti , meno della  Calabria, che ha una attrezzatura sanitaria più modesta. In Lombardia ci sono ora solo 475 persone in terapia intensiva , ossia 47 per milione di abitanti, 4,7 ogni centomila abitanti.  E poiché, quando gli altri sembravano ritenere che quella contro la pandemia fosse una guerra lampo e quindi non prendevano misure per una eventuale  seconda ondata, la Lombardia ha portato a termine la realizzazione di un ospedale anti Covid  nei locali della Fiera di Milano,  essa non ha problemi di congestione ospedaliera e non solo può curare senza problemi i malati gravi da Covid, è anche in grado di effettuare le vaccinazioni con una efficienza che nessun’altra Regione ha. E lo sta dimostrando, con il ritmo con cui il suo piano di vaccinazioni sta procedendo, che la pone in testa alla graduatoria, grazie anche alla qualità del capitale umano del suo personale sanitario, che ha la dedizione che, in genere, stanno dimostrando tutti gli addetti alla sanità dell’Italia, ma ha il vantaggio di avvalersi di attrezzature più avanzate e di centri universitari di eccellenza a Pavia, e Milano, pubblici e privati, che sono tali non solo nelle scienze mediche, ma anche in quelle della fisica e nell’economia sanitaria, disciplina  che non sembra sia  utilizzata dagli esperti nel nostro governo, per misurare in modo corretto il famoso indice Rt, che dovrebbe scendere a 05, per esser tranquilli, ma -comunque-non deve superare il valore 1, se si vuole evitare  che i contagiati aumentino anziché diminuire. Una delle eccellenze della sanità lombarda, lo ricordo per chi se ne fosse dimenticato,  è costituito dalla sua eccellenza nelle malattie polmonari, con nomi famosi come quelli di Besta e di Fojanini, quali capostipite. La sanità lombarda fa ampio ricorso alla sanità privata, in cui vanta ospedali e cliniche di eccellenza e ciò comporta un pluralismo di mezzi, di strumenti, di risultati ed ha anche costi standard minori di altre. Il Covid ha colpito la Lombardia per prima , fra le varie regioni europee , perché ha , per tradizione prebellica, un quartiere cinese e rapporti economici intensi con  la Cina. Ed ha saputo reagire con una capacità che ora emerge dalle cifre degli ultimi bollettini ufficiali. Adesso,  che la “grande guerra” contro il Covid si concentra sul fronte dei vaccini, la Lombardia si dà una struttura appropriata a questa fase, che comporta di combattere, simultaneamente, su due fronti, con rapidità ed efficienza. La Lombardia è la regione dell’Italia più importante nel campo industriale e commerciale con rapporti internazionali finanziari, industriali, commerciali, scientifici e tecnologici molto rilevanti anche nel campo del turismo, della cultura , dello sport e del tempo libero. La guerra sui due fronti della Lombardia contro il Covid  è perciò fondamentale per tutta l’Italia . Ci sono pertanto  cambi ai vertici delle strutture  che la debbono combattere, come si fa anche  nelle squadre  del calcio, a cura dei loro dirigenti e dei loro mister.              


29 dicembre 2020 Il Giornale

Ma il piano del governo è una scatola vuota


Il programma del governo per il Fondo Europeo Next Generation Ee è, sin dal nome, inadeguato.
Si chiama «Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza». Questa parola, di uso raro, nel dizionario vuol dire «resistenza». Il termine inglese resilience, meno raro, si traduce con «recupero». Ma la strategia giusta che dovremo adottare non è «resistere, recuperare, riprendere», ma rilanciare. Il lessico anglicizzante del titolo corrisponde alla strategia a cui il piano mira, che è quella di usare i fondi europei per sostituire gli investimenti già in programma, un tran tran, con bassa crescita, bassa produttività, mercati ingessati, interventi a pioggia. Più parole, che progetti.

Manca il contenuto specifico, il costo, l'entità del finanziamento richiesto, a fondo perso o a prestito e il suo rapporto con la parte finanziata dal soggetto italiano destinatario dei fondi europei. Il tema della rete ferroviaria è liquidato in poche parole sibilline nella prima casella della componente «Infrastrutture per una mobilità sostenibile». Ovviamente il linguaggio enigmatico serve per consentire ai 5 Stelle di non mobilitarsi con i No Tav. A queste tematiche vi è un riferimento nebuloso anche nella missione «Rivoluzione verde e Transizione ecologica» nella componente «Transizione energetica e mobilità locale sostenibile» mediante la casella «Trasporti locali sostenibili, ciclovie, rinnovo del parco rotabile».

 
Anche sulle infrastrutture autostradali, stradali e dei viadotti c'è solo una casella enigmatica, in cui si legge: «Messa in sicurezza e monitoraggio digitale di strade, viadotti e porti». Nulla sulla questione di Autostrade per l'Italia, né sul «Ponte sullo stretto», che forse è catalogabile come «un viadotto». Per la digitalizzazione invece c'è un riferimento preciso: lo sviluppo del progetto del 2015 di Strategia Nazionale per la banda ultra larga basato su una unica rete fissa e mobile che sanziona la alleanza fra Cassa Depositi e Prestiti, collegata con i cinesi, graditi ai 5 Stelle, e Tim, gradita al Pd, in cui i francesi hanno il 25%.

Nelle 125 pagine del Piano del governo per il Recovery Fund, questo è il solo caso in cui c'è un progetto esplicito nuovo significativo. Tutto il resto è fatto di investimenti sostitutivi e scatole vuote.


28 dicembre 2020 Il Giornale

Ma la Carta non prevede diritti no Vax

 
Il governo italiano attuale, ibrido connubio fra gli eredi della sinistra ex comunista e cattocomunista e Movimento 5 stelle, ha stabilito che, in base alla Costituzione italiana, che garantisce il diritto personale alla salute, la vaccinazione anti Covid non sia obbligatoria, ma volontaria.

«Il mio corpo è mio e me lo gestisco io». Ma la vera ragione per cui il governo non vuole la vaccinazione obbligatoria è che, in larga misura, i 5 stelle sono no Vax, cioè contrari alle vaccinazioni. Invero, la Costituzione italiana, letta correttamente, rende obbligatoria questa vaccinazione, perché garantisce il diritto alla salute di tutti. E quindi quelli di ciascuno a non essere contaminato dai comportamenti di altri, che gli danneggiano la salute: come, appunto, coloro che non si vaccinano e possono trasmettono ad altri il virus. Il diritto a usare la strada con la propria automobile non implica quello di fare sorpassi irregolari che danneggiano gli altri utenti, meccanizzati o pedonali, che han diritto all'uso della strada, senza subir danni materiali e personali. Leggiamo, dunque, l'articolo 32, primo comma della Costituzione «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti». La frase «interesse della collettività» esprime chiaramente il principio per cui l'esercizio del diritto individuale ha un limite nel rispetto del diritto degli altri. A togliere ogni dubbio al riguardo dovrebbe valere l'articolo 2 della Costituzione, I° comma: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale». Vaccinarsi contro il Covid non è un diritto, è un dovere sociale. Se non vi si adempie, c'è gente che prende il virus e la collettività paga i costi delle terapie. Con la vaccinazione volontaria, si crea una lacuna nel piano delle vaccinazioni. Che non è in grado di garantire che tutto il personale che lavora per la sanità si vaccini, che lo facciano tutti gli anziani, in particolare quelli nelle case di ricovero, che lo facciano gli studenti, i rom. Così l'effetto anti-covid del programma «vaccinazioni» si diluisce nel tempo, dando al governo il pretesto per prolungare il regime di sospensione della democrazia, tramite cui campa come un morto che cammina: con nostro crescente danno.

 

 

 


23 dicembre 2020 Il Giornale

Ponte Morandi, anche lo Stato ha le sue colpe

 

L'indagine giudiziaria in corso riguardante il crollo del Ponte Morandi ha messo in luce: A) che il crollo è stato causato da una mancata manutenzione degli stralli, cioè i cavi di sostegno, che s'erano logorati; B) che l'ingegner Morandi, il famoso progettista del Ponte, aveva messo in evidenza nel progetto che tale manutenzione era indispensabile per la sua sicurezza.

L'indagine aggiunge che il controllo raccomandato dall'ingegner Morandi è mancato, sebbene il logorio degli stralli fosse ben visibile. Lo possono testimoniare tutti quelli che vi sono transitati negli anni e nei mesi precedenti al crollo, compreso chi scrive, che ha una casa sulla collina di Rapallo e che da quel ponte è transitato anche nell'anno in cui è crollato, fortunatamente un mese prima. Dato che i periti del Tribunale di Genova hanno appurato tutto ciò, sorge come ovvia la domanda: se il danneggiamento era ben visibile, come mai i controllori del concessionario, cioè gli organi ministeriali, non se ne sono accorti? È possibile che ignorassero il pericolo inerente al logorio, in particolare di una delle due coppie di stralli del pilone 9, che la perizia indica come particolarmente evidente? Come è possibile che quel logorio che tutti vedevano man mano aumentare fosse sfuggito agli occhi dei controllori? E ancora, è possibile che le autorità preposte alla concessione ignorassero che l'ingegner Morandi aveva raccomandato di effettuare quelle manutenzioni periodiche? Quando, nel 1999, il governo dell'Ulivo (il primo di centrosinistra) privatizzò le autostrade del gruppo Iri aggiudicandole al gruppo Benetton, unico concorrente rimasto in gara dopo che la cordata guidata dal fondo australiano si era ritirata, gli organi ministeriali competenti per la concessione, visionarono ciò che davano in concessione? La manutenzione degli stralli mancava dal 1993, ultimo anno della Prima Repubblica, col governo Ciampi, che preludeva alla Seconda. Questa visura era fondamentale per l'attività di manutenzione a cui avrebbero dovuto adempiere i nuovi concessionari, onde comportarsi con le regole di diligenza «del buon padre di famiglia». Ed il controllo competeva al concedente. Certo, il patrimonio autostradale assegnato ad Aspi dei Benetton era gigantesco e comprendeva molti viadotti. Ma anche il concedente di beni pubblici deve comportarsi con la diligenza del buon padre di famiglia. E ciò in particolare per beni, come il Ponte Morandi, snodo strategico per il porto e l'aeroporto di Genova e per la rete autostradale. Nel 2007 il ministro delle Infrastrutture del governo Prodi, Di Pietro rinnovò la convenzione di Aspi, che era cessata, con nuove regole per il calcolo delle manutenzioni. In seguito ci fu una nuova proroga, siglata da Delrio nel 2017. Poi arrivò il governo gialloverde, in cui il ministero in questione andò ai 5 Stelle, che lo consideravano strategico, per la lotta contro l'Alta velocità e per la loro linea giustizialista contro la corruzione morale. Il nuovo ministro completò il rinnovo della convenzione, nelle linee precedenti. Ciò, mentre a proposito del Ponte Morandi, Di Pietro sosteneva che «cade a pezzi». Seguì un'interrogazione parlamentare sul tema verso la fine del 2017, così ci fu la perizia del Politecnico di Genova, che metteva in luce la precarietà del ponte. Gli stralli cedettero mentre si faceva la complessa procedura di appalto dei lavori, cara ai moralisti.


22 dicembre 2020 

SCENARIO/ Forte: Governo al capolinea, Renzi vuol intestarsi “l’operazione Draghi”

Mentre la manovra si avvia al voto della Camera riesplodono le tensioni della maggioranza, con Italia Viva che minaccia la crisi di Governo

 Dopo un lungo lavorio in commissione Bilancio, dove sono stati recepiti anche proposte dell’opposizione, in particolare in favore dei lavoratori autonomi, la Legge di bilancio approda in aula alla Camera, dove dovrà affrontare una votazione accelerata che sarà probabilmente favorita dalla convergenza che c’è stata tra le forze politiche. Convergenza che nelle stesse ore sembra venir meno nella maggioranza, visto che Italia Viva è tornata a minacciare una crisi di governo. Dopo aver incontrato ieri le delegazioni di Pd e M5s, oggi Conte riceverà quelle di Italia Viva e Leu per un confronto sul Recovery plan. Abbiamo fatto il punto della situazione con Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie 

Professore, cosa pensa della Legge di bilancio dopo le modifiche apportate in commissione alla Camera?

Alcuni emendamenti approvati sono sicuramente positivi, come quello relativo alla proroga del superbonus del 110%, una misura che oltre a favorire il risparmio energetico dà una spinta importante alla struttura produttiva dell’edilizia pesante. È un vantaggio sia per i cittadini che per le banche, che possono impiegare la liquidità in investimenti di buona qualità.

Le novità più importanti riguardano forse i lavoratori autonomi, con la Iscro, una sorta di cassa integrazione loro riservata, e lo stop ai contributi previdenziali nel 2021 per le Partite Iva.

Si tratta di provvedimenti importanti, ma dobbiamo anche renderci conto che si tratta di un tappabuchi. Nel 2021 esploderà un problema occupazionale e anche gli autonomi ne saranno coinvolti. Quest’anno sono stati particolarmente colpiti dalla crisi e il 2021 non partirà certo con una svolta. Per le attività produttive in generale c’è poi poco in questa manovra. E poi sono stati approvati degli emendamenti insensati.

Quali?

Valga su tutti il “bonus rubinetti”. È assurdo, perché bisognerebbe preoccuparsi delle perdite degli acquedotti più che del risparmio di acqua nei punti di erogazione finale. Sicuramente si darebbe un maggior impulso all’economia e si affronterebbe un problema particolarmente presente nell’Italia meridionale e su cui si è intervenuti poco, anche per via della scelta, sancita in un referendum, di escludere l’iniziativa privata dagli acquedotti.

Qual è quindi il suo giudizio finale sulla manovra?

Complessivamente, nonostante alcuni emendamenti positivi, il mio giudizio sulla Legge di bilancio resta negativo. Non è stato introdotto nemmeno un correttivo al Reddito di cittadinanza, che, come vediamo dai casi di cronaca, finisce anche nelle tasche di criminali.

Nel frattempo si sono riaccese le tensioni nella maggioranza, con Italia Viva che minaccia la crisi di Governo. Cosa ne pensa?

Ho l’impressione che Renzi stia cercando di portarsi avanti e di favorire una crisi per poter intestarsi la nascita di quello che io chiamo Governo di scopo, che altri definiscono di unità nazionale e che un po’ tutti associano a Draghi, sempre che l’ex Presidente della Bce si renda disponibile a questo ruolo. Il leader di Italia Viva vuol forse bruciare sul tempo Forza Italia e Lega e anche evitare di sparire insieme all’attuale esecutivo.

Il Governo cadrà?

Italia Viva può determinare la crisi. E anche se non ci riuscisse, con un poco di tempo in più lo potrà fare il centrodestra, specie al Senato se aumentano i “transfughi”.

C’è chi evoca la strada del voto in caso di caduta dell’esecutivo. Secondo lei il ritorno alle urne è da escludere?

Sì, perché Mattarella non manderebbe l’Italia al voto in un momento di incertezza dovuta all’andamento della pandemia, ma soprattutto in un periodo cruciale per quanto riguarda le risorse del Recovery fund. Io ritengo che il Governo non si stia muovendo nella giusta direzione con il Recovery plan, anche perché i fondi paiono destinati più a vecchi progetti che non a nuovi investimenti. Non è in questo modo che si aiuta la sostenibilità del debito pubblico.

L’esecutivo di scopo che nascerebbe avrebbe una maggioranza di centrodestra?

Non credo che Mattarella lo vorrebbe così e forse nemmeno lo stesso centrodestra, anche perché le sfide da affrontare l’anno prossimo non saranno facili: meglio dire quindi che si garantisce l’appoggio a un esecutivo chiamato a risolvere alcuni problemi senza identificarsi nella sua guida. Certamente il centrodestra avrebbe un peso importante nella maggioranza, che potrebbe comprendere anche esponenti di sinistra o del Movimento 5 Stelle che sono apprezzabili come Sileri.

Che orizzonte temporale avrebbe questo governo?

Teoricamente può arrivare fino a fine legislatura. Sempre che il presidente del Consiglio non diventi nel frattempo presidente della Repubblica.

Ritiene possibile un salto diretto da palazzo Chigi al Quirinale?

Questo dipende anche dalle forze politiche. Credo che però sia più facile che venga rieletto Mattarella. Avere un presidente della Repubblica esterno al panorama politico, infatti, non sarebbe un bel messaggio per gli italiani e anche per il mondo politico, che a causa della pandemia ha smesso di far funzionare le normali istituzioni del sistema rappresentativo.

(Lorenzo Torrisi)

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15 dicembre 2020 Il Giornale

L'esecutivo di scopo che serve al Paese

La mossa di Silvio Berlusconi per conto di Forza Italia e di Matteo Salvini, per conto della Lega, nei riguardi del governo in carica, è una sapiente e tempestiva mossa del cavallo, che spiazza la richiesta «entrista» di collaborazione, e propone un governo di scopo, A) per evitare la patrimoniale, B) gestire con efficienza la fase terminale della pandemia e C) le vaccinazioni, D)gestire bene i fondi europei del programma Next (futura) Generation EU, riduttivamente chiamato Recovery (Ricostruzione) Fund.

Quattro scopi fondamentali, di cui i primi tre che sono urgenti, riguardano la pars destruens: la parte di difesa dalla distruzione che ci arreca il virus e l'attacco per distruggerlo. Occorre difendere l'Italia dal disastro umano, sociale, economico riducendo i morti da virus, sia persone fisiche (abbiamo il record di morti anziani per la pandemia, in percentuale sui contagi) che imprese (abbiamo, anche qui una mortalità superiore alla media dell'Europa e dell'Occidente) che posti di lavoro (in particolare di autonomi e di giovani). Dobbiamo sferrare in modo ordinato e veloce il nostro «attacco» per distruggere il virus con la vaccinazione a tappe, di gregge, mentre è ancora in corso l'azione difensiva. C'è pochissimo tempo: sei -dieci mesi. I due scopi si sovrappongono. Non dovrebbero avere (molto) colore politico. Tuttavia esigono una vasta mobilitazione delle forze politiche, come in una economia di guerra. Ma a differenza che nella nazione in guerra, in cui l'unità investe tutto, e perciò si fanno i governi e i comitati di unità nazionale come il CLN , nell'Italia occupata del 1944-45, nella guerra contro la Pandemia ci sono scopi e strumenti circoscritti. Ma essi richiedono una visione operativa articolata sul territorio, cui il centrodestra è in grado di dare il massimo contributo centrale e periferico perché governa le Regioni del Nord di Italia e di una parte rilevante del Centro Sud, ossia quasi tutte. Uno sforzo per il quale l'emblema non è certo una primula, che rischia di diventare primula rossa.

La pars costruens, quella costruttiva, ha uno scopo specifico, lutilizzo del fondo Next Generation EU, con investimenti di tutti gli operatori del mercato e non solo dello Stato, basato su programmi delle impresa-pubbliche e private- grandi e non. Imprese che escano dal perimetro statale e degli enti locali e si finanzino sul mercato privato, non già con debito pubblico. Ciò nel quadro di riforme del sistema fiscale e del lavoro basate su produttività, flessibilità e procedure di investimento snelle. L'attuale programma governativo è nebuloso sia per le riforme che per il contenuto che s'articola in una miriade di progetti, non fa riferimento alle imprese, si basa su debito pubblico, è sostitutivo degli investimenti pubblici che non ci possiamo permettere dovendo ridurre il debito pubblico per ritornare a livelli gestibili, attorno al 120%, con una economia e finanza dinamica che attira capitale internazionale ed è internazionale.


15 dicembre 2020 Il Sussidiario

SCENARIO/ “Dai vaccini al Recovery, ora all’Italia serve il Governo Draghi”

SCENARIO/ “Dai vaccini al Recovery, ora all’Italia serve il Governo Draghi”

Difficile dire se la verifica di Governo iniziata da Conte avrà successo. C’è la possibilità, più concreta, della nascita di un nuovo esecutivo

Giuseppe Conte ha cominciato ieri gli incontri con i capidelegazione della maggioranza cui seguirà una riunione con i leader dei partiti che sostengono il suo esecutivo per cercare di tirare le fila dopo che Matteo Renzi ha minacciato di staccare la spina all’esecutivo. I tempi dovrebbero comunque consentire l’approvazione della Legge di bilancio, recependo magari alcune delle modifiche richieste dall’opposizione in modo da garantirsi il suo supporto ed evitare l’esercizio provvisorio. Secondo Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie, “è difficile dire se questa sorta di verifica di Governo avrà buon esito: la situazione è molto fluida e nel frattempo è emersa una novità rappresentata dalla disponibilità espressa sia da Salvini che da Berlusconi al sostegno di un nuovo esecutivo. Del resto vi sono almeno tre segnali sull’inadeguatezza di quello attuale”.

Ce li può elencare?

Il primo riguarda la fallimentare gestione della pandemia. Non solo per come si è arrivati impreparati alla seconda ondata e come si è ancora ondivaghi sulle restrizioni relative ai giorni festivi, ma anche per come si sta predisponendo il piano di vaccinazioni anti-Covid. Al di là della campagna di comunicazione con la primula e i padiglioni nelle piazze ideata da Boeri non sappiamo molto dei più cruciali aspetti organizzativi. Per fare un esempio, non sappiamo, visto che non c’è alcuna legge al riguardo, se in questa situazione di emergenza si possa procedere con contratti senza gare di appalto o meno. Come si assumeranno le persone che dovranno fare i vaccini? Si useranno le procedure lente e complicate o saranno invece rapide?

Gli altri due segnali?

Il secondo segnale è lo spettro di un’imposta patrimoniale. Forse non è ben chiaro l’effetto a catena dannoso che può avere l’emendamento alla Legge di bilancio targato Leu-Pd. Per non superare la soglia oltre la quale si verrebbe tassati, infatti, si sarà portati a trasformare parte dei depositi bancari in spese o forme di investimento come polizze oppure a vendere immobili, il cui valore potrebbe quindi scendere. In entrambi i casi a risentirne, in un momento già per loro non facile, sarebbero le banche, visto che hanno molti immobili come garanzia. Questo pericolo andrebbe subito sventato. Il terzo segnale è l’uso delle risorse del Recovery fund.

Un tema che divide la maggioranza…

Al di là dello scontro sulla “cabina di regia”, il vero punto critico è che il Governo prevede di usare molte risorse per finanziare progetti già esistenti, non per avviarne di nuovi. Un uso sostitutivo delle risorse, quindi, per risparmiare sugli interessi, ma che riduce il potenziale di crescita del Paese che si avrebbe usando i fondi per investimenti aggiuntivi. Questi tre che ho elencato sono elementi validi per chiedere che ci sia un nuovo Governo, frutto di una sorta di “ribaltone”, che si avrebbe anche per quel che riguarda l’elezione del nuovo capo dello Stato. Forza Italia e Lega, del resto, sono forti anche nelle Regioni, le quali hanno un ruolo in questa votazione.

Oltre a Lega e Forza Italia, chi dovrebbe far parte della nuova maggioranza?

Credo che l’idea possa essere quella di spostare il baricentro dell’attuale maggioranza più al centro. Chiaramente i 5 Stelle, che si stanno già spappolando, non ci sarebbero tutti, e forse non ci sarebbe nemmeno LeU. Si potrebbe creare una coalizione tra i partiti “produttivisti”. Il nuovo esecutivo potrebbe avere un sostegno anche dai sindacati, più da Cisl e Uil che dalla Cgil. Non capisco perché la Meloni sia così contraria all’ipotesi di un nuovo Governo. In questo modo si isola, come del resto sta facendo a livello europeo il Partito dei conservatori e riformisti di cui è presidente.

Questo Governo arriverebbe a fine legislatura?

Sicuramente resterebbe in carica per tutto il 2021, visto che inizierà anche il semestre bianco. Credo che dopo l’elezione del capo dello Stato sarebbe quasi naturale arrivare fino al 2023. Secondo me, è un Governo che può condurre il Paese alle elezioni a fine legislatura e che al Quirinale riconferma Mattarella oppure elegge una figura di centrodestra.

Il Governo Conte-2 è nato anche forte di un importante appoggio europeo…

Se in questo Governo ci fossero il Pd, Italia Viva e Forza Italia, la Lega non sarebbe predominante. E poi vi sono diversi esponenti del Carroccio che non verrebbero certi malvisti dall’Europa, come Giorgetti e Zaia.

Resta da capire chi sarebbe il premier di questo Governo.

Chiaramente dovrebbe essere una personalità terza, esterna ai partiti, e non si potrebbe trattare più di Conte. Inoltre, dovrebbe essere in grado di dialogare con l’Ue per due temi in particolare che stanno a cuore a Bruxelles: che l’Italia faccia bene la campagna vaccinale anti-Covid; che le risorse del Recovery fund vengano usate bene. L’unico nome che riesco ad associare a questo profilo è quello di Draghi, ma non so se sarebbe disponibile. In alternativa va scelta una personalità carismatica del mondo manageriale/industriale. La scelta deve essere tra un leader operativo oppure tra un mediatore capace di far convivere anime della maggioranza piuttosto variegate.

(Lorenzo Torrisi)

 


9 dicembre 2020 Il Sussidiario

CAOS RECOVERY/ La spinta a Mattarella per sciogliere le Camere

 

 

Il nodo del Mes non sembra essere più un problema per la maggioranza. Più cruciale è la gestione delle risorse del Recovery fund

Oggi Conte riferirà in Parlamento in vista del Consiglio europeo che inizierà domani. Da giorni si guarda alla votazione sulla risoluzione che dovrà dare mandato al Premier per approvare la riforma del Mes, il cui Trattato verrà siglato all’inizio dell’anno nuovo. Dopo il lavorio dei vertici pentastellati sembra difficile che la maggioranza possa “inciampare” a causa del Movimento 5 Stelle. Inoltre, pare che alcuni senatori di Forza Italia possano non partecipare al voto facendo così scendere il quorum necessario all’approvazione. «Non sono in grado di fare previsioni, ma la mia impressione è che alla fine, nonostante la causa del no sia più robusta della causa del sì, vincerà quest’ultima», ci dice Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie.

Sarà più per merito della maggioranza o per un “aiuto” di alcuni esponenti dell’opposizione?

I 5 Stelle sanno che rischiano di sparire elettoralmente e desiderano salvare la poltrona. Per questo credo si ritroveranno compatti nel votare favorevolmente la risoluzione. Nella maggioranza solamente Renzi potrebbe avere interesse a fare in modo che le Camere vengano sciolte anticipatamente. Certo è anche probabile che qualcuno di Forza Italia decida, anche solo non partecipando al voto, di facilitare la vita al Governo, anche perché pure tra gli azzurri c’è chi teme di non essere rieletto. Mi lasci però dire una cosa sulla riforma del Mes.

Prego.

Credo stia sfuggendo il fatto che si darebbe vita a un’Unione bancaria che finirebbe per sottrarre agli Stati membri la regolazione di un settore importante, soprattutto per un Paese come l’Italia che ha un alto tasso di risparmio. Perché perdere autonomia nella politica bancaria? E poi chi guiderà questa Unione bancaria? Trovo anche singolare che nella maggioranza vi sia chi si dice favorevole alla riforma del Mes perché tanto l’Italia non lo utilizzerà.

Perché trova singolare questo tipo di affermazione?

Votare a favore di uno strumento che poi non si utilizzerà vorrebbe dire versare dei soldi nel Mes per aiutare qualche altro Paese: le sembra credibile una cosa del genere? Del resto questa maggioranza è piena di contraddizioni. Anche per quel che riguarda il Recovery fund, dato che pare una parte delle risorse verrà utilizzata per evitare di emettere nuovo debito pubblico, risparmiando così sugli interessi: Gualtieri dovrebbe prendere atto che questo vuol dire dare ragione a chi dice che occorrerebbe ricorrere al Mes sanitario perché farebbe risparmiare.

Proprio sul Recovery fund negli ultimi giorni sono sorte nuove tensioni nella maggioranza. Che cosa ne pensa?

Vedo litigi feroci con ogni partito che cerca di escludere gli altri o di poter comunque avere voce in capitolo nelle decisioni sulla destinazione delle risorse che arriveranno dall’Europa. Si tratta di un tema cruciale su cui l’esecutivo sta facendo molta confusione. Bruxelles è in particolare molto interessata al futuro dell’ex Ilva di Taranto, sia perché si tratterebbe di rendere sostenibile quello che oggi è uno dei più grandi impianti siderurgici a carbone del continente, sia perché ci sarebbe un maggior utilizzo dell’intelligenza artificiale nella gestione dell’acciaieria. Sappiamo bene che due obiettivi fondamentali che l’Ue si è data, e che si incrociano a Taranto, sono l’ecologia e la sovranità digitale.

Prima ha detto che nella maggioranza solo Renzi potrebbe avere interesse allo scioglimento anticipato della Camere. Perché?

L’ex Premier è di fronte a una scelta difficile. Con le elezioni anticipate è vero che avrebbe meno parlamentari di oggi, ma potrebbe avere una percentuale di voti che gli consentirebbe di poter essere decisivo per la formazione di una maggioranza e avere qualche poltrona nella prossima legislatura. Se invece continua a restare in questa compagine rischia di perdere ancora più consensi. È chiaro che i parlamentari di Italia Viva sarebbero più contenti di tenersi il posto e non rischiare di perderlo, quindi Renzi dovrà ponderare bene la sua decisione. Anche se il punto vero è cosa farà il capo dello Stato.

Secondo lei cosa farà?

È chiaro che al presidente della Repubblica non può sfuggire il fatto che questa maggioranza non è coesa. Realisticamente potrebbe dire che questa coalizione non è in grado di governare, dovrebbe prendere atto che è priva di un minimo comune denominatore e che, a differenza di altre situazioni in cui si può galleggiare, stavolta ci sono scelte fondamentali per il futuro del Paese sia per quanto riguarda il suo posizionamento europeo che il suo sviluppo economico.

Bisognerebbe tornare alle urne?

Sono convinto di sì. Occorre un Governo compatto per mettere a punto il Recovery plan e gestire le risorse e non vedo altre maggioranze possibili.

Non ritiene possibile la nascita di una maggioranza con Forza Italia, Pd, Italia Viva e l’ala governista di M5s?

Non credo che Berlusconi abbia intenzione di dar vita a una coalizione del genere, anche perché rischierebbe di essere schiacciato dagli altri partiti. A lui conviene di più senza dubbio essere il candidato alla presidenza della Repubblica del centrodestra.

(Lorenzo Torrisi)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 


7 dicembre 2020 Il Giornale

Io, nonno, solo nel Natale senza affetti

 

 
 

Ci sono riusciti a farmi trattare da anziano, che non ha diritto al suo Natale, ma solo a quello prescritto dal Comitato ministeriale.

Io, essendo del 1929, non ho mai avuto un Natale come questo, neppure a Sondrio nel 1944, durante l'occupazione tedesca, giorno di tregua anche per loro del Platz Kommandatur. Quella serata, legalmente di coprifuoco, che adesso si chiama lockdown, la brigata nera, con le ausiliarie, tutti giovani toscani, armati di mitra, non erano in giro per i controlli, facevano il cenone della Vigilia e il pranzo di Natale in caserma. Noi li facevamo in casa, consumando le penultime scorte, la vigilia col baccalà (ne avevamo conservato uno intero, che si era ridotto a un quarto) e il Natale con pasta di farina bianca, la carne che avevamo dalla montagna, poca, verdura e frutta dell'orto e andavamo in chiesa a mezzanotte. Adesso, a Torino, la vigilia non posso andare nel ristorante sulla collina, a mangiare vitello tonnato. A Natale non posso andare a Milano, dove abita mio figlio, che mi ha appena telefonato dispiaciuto, perché non mi sarà permesso andare da lui per la cena con la moglie, l'altro nonno, la nipotina Benedetta, che fa la seconda media, è la prima della classe in tutte le materie e suona il clarinetto. Mio figlio è professore di fisica teorica alla Statale, suona il violino dell'orchestra della facoltà e quando ci riunivamo, fino all'anno scorso, per Natale, faceva un piccolo concerto con Benedetta. Lui si chiama Stefano. Sotto l'albero ci scambiavamo i regali e il giorno dopo mi accompagnava in macchina a Torino, con Benedetta, e la sera festeggiavamo in collina. Quest'anno è vietato, dal Dpcm, per «tutelarmi». Non posso andare neppure a Casteggio, dove abitano i parenti di Carmen, mia moglie che mi ha lasciato qualche anno fa, con un sorriso, prima di chiudere gli occhi per sempre. Là c'era festa grande nella villa sulla collinetta del Pistornile, dove abita una delle tre cugine, con il marito, il maestro di musica Ennio Poggi, che insegnava al Conservatorio di Milano e si esibiva nel salone al pianoforte, accompagnato da Stefano al violino. Al Pistornile ci sono tornato due anni fa, eravamo di meno, ma poi lui nella chiesa a trecento metri più in basso, ha diretto il coro di ragazzi, da lui addestrato, suonando l'organo. Con quella musica, quel canto, con gli Alleluia che risuonavano e si disperdevano, io mi sentivo come in paradiso. Anche quest'anno ero invitato, ma è vietato andarci, per la mia tutela. Neppure in Valtellina posso andare. Mi è stato consentito il giorno dei morti, per visitare i miei genitori al cimitero di Sondrio. Ma ora l'amico Gino, che ha il grande albergo ristorante La Brace, nella piana sotto la Val Gerola, non mi può dare una cena in compagnia con gli schiatt, la bresaola, i pizzoccheri, la torta di grano saraceno e il concerto di musica e canti di montagna.

Come lo fai il Natale? Mi ha chiesto Stefano. Sarò qui, solo con Angelo, il mio collaboratore, che ha la mamma al Sud, ordineremo la cena di mezzanotte a un ristorante non distante, quello fuori dal Comune, ottimo, a pochi chilometri da corso Francia 7, è precluso. Il tavolo del mio soggiorno è per sei persone, il distanziamento lo abbiamo.


7 dicembre 2020 Il Giornale

Io, nonno, solo nel Natale senza affetti

 

 Ci sono riusciti a farmi trattare da anziano, che non ha diritto al suo Natale, ma solo a quello prescritto dal Comitato ministeriale.

Io, essendo del 1929, non ho mai avuto un Natale come questo, neppure a Sondrio nel 1944, durante l'occupazione tedesca, giorno di tregua anche per loro del Platz Kommandatur. Quella serata, legalmente di coprifuoco, che adesso si chiama lockdown, la brigata nera, con le ausiliarie, tutti giovani toscani, armati di mitra, non erano in giro per i controlli, facevano il cenone della Vigilia e il pranzo di Natale in caserma. Noi li facevamo in casa, consumando le penultime scorte, la vigilia col baccalà (ne avevamo conservato uno intero, che si era ridotto a un quarto) e il Natale con pasta di farina bianca, la carne che avevamo dalla montagna, poca, verdura e frutta dell'orto e andavamo in chiesa a mezzanotte. Adesso, a Torino, la vigilia non posso andare nel ristorante sulla collina, a mangiare vitello tonnato. A Natale non posso andare a Milano, dove abita mio figlio, che mi ha appena telefonato dispiaciuto, perché non mi sarà permesso andare da lui per la cena con la moglie, l'altro nonno, la nipotina Benedetta, che fa la seconda media, è la prima della classe in tutte le materie e suona il clarinetto. Mio figlio è professore di fisica teorica alla Statale, suona il violino dell'orchestra della facoltà e quando ci riunivamo, fino all'anno scorso, per Natale, faceva un piccolo concerto con Benedetta. Lui si chiama Stefano. Sotto l'albero ci scambiavamo i regali e il giorno dopo mi accompagnava in macchina a Torino, con Benedetta, e la sera festeggiavamo in collina. Quest'anno è vietato, dal Dpcm, per «tutelarmi». Non posso andare neppure a Casteggio, dove abitano i parenti di Carmen, mia moglie che mi ha lasciato qualche anno fa, con un sorriso, prima di chiudere gli occhi per sempre. Là c'era festa grande nella villa sulla collinetta del Pistornile, dove abita una delle tre cugine, con il marito, il maestro di musica Ennio Poggi, che insegnava al Conservatorio di Milano e si esibiva nel salone al pianoforte, accompagnato da Stefano al violino. Al Pistornile ci sono tornato due anni fa, eravamo di meno, ma poi lui nella chiesa a trecento metri più in basso, ha diretto il coro di ragazzi, da lui addestrato, suonando l'organo. Con quella musica, quel canto, con gli Alleluia che risuonavano e si disperdevano, io mi sentivo come in paradiso. Anche quest'anno ero invitato, ma è vietato andarci, per la mia tutela. Neppure in Valtellina posso andare. Mi è stato consentito il giorno dei morti, per visitare i miei genitori al cimitero di Sondrio. Ma ora l'amico Gino, che ha il grande albergo ristorante La Brace, nella piana sotto la Val Gerola, non mi può dare una cena in compagnia con gli schiatt, la bresaola, i pizzoccheri, la torta di grano saraceno e il concerto di musica e canti di montagna.

Come lo fai il Natale? Mi ha chiesto Stefano. Sarò qui, solo con Angelo, il mio collaboratore, che ha la mamma al Sud, ordineremo la cena di mezzanotte a un ristorante non distante, quello fuori dal Comune, ottimo, a pochi chilometri da corso Francia 7, è precluso. Il tavolo del mio soggiorno è per sei persone, il distanziamento lo abbiamo.


6 dicembre 2020 Il Giornale

La scelta obbligata sulla sanità

 

L a tesi secondo cui il voto contro il Mes bancario sarebbe anti- europeista è completamente errata.

 
Esso è una struttura anomala dal punto di vista dell'Unione economica e monetaria europea. Non lo sostengono da epoca non sospetta solo Berlusconi, Tajani, Mariastella Gelmini, leali membri del Partito polare europeo.

Lo dice Corte Costituzionale tedesca, con una sentenza del 2012, che fa parte della sua giurisprudenza. Il Mes bancario, chiarisce tale sentenza, non è un organismo facente parte delle Istituzioni pubbliche europee, sottoposte alle regole dell'Unione Economica Europea, stabilita nel Trattato e nelle norme derivate. La Corte Costituzionale tedesca con la sentenza del 2012 ha dichiarato illegittimo il Mes bancario, in quanto esso è una grande banca regolata dal diritto privato, che gestisce denaro pubblico al di fuori del controllo della Commissione e del Consiglio Europeo. La Corte Costituzionale tedesca pertanto ne ha ammesso la legittimità in Germania solo a condizione che sia controllato dal parlamento tedesco , in relazione alla conformità dei suoi comportamenti alle regole europee, dal punto di vista dei contribuenti tedeschi.

La Corte Costituzionale Tedesca ha potuto stabilire questa regola, sulla base di ricorsi ad essa di cittadini, che hanno chiesto e ottenuto di togliere quel segreto bancario e la connessa discrezionalità delle decisioni prese. Quindi se l'Italia non firma il nuovo Mes bancario sostenendo che esso, attualmente, non può esser controllato dal Parlamento italiano e che, comunque, sarebbe opportuno che esso rispondesse al Parlamento Europeo, non adotta una linea antieuropeista, ma una linea di richiesta di maggior trasparenza e conformità alle regole democratiche europee. D'altra parte la Corte costituzionale tedesca ha stabilito che il ricorso al Mes sanitario per l'emergenza pandemia consente di giustificare un deficit di bilancio non considerato legittimo dalle regole del patto di stabilità europeo, sottoscritto dai vari governi europei, che consente solo deroghe per il deficit connesso a capacità produttiva non utilizzata. In effetti il deficit di bilancio per le spese sanitarie eccezionali, al di fuori del Mes sanitario comporta la violazione del patto di stabilità e crescita che noi abbiamo sottoscritto E poiché gran parte di queste spese sono spese correnti per personale della sanità, della scuola, dei trasporti e per medicinali, tamponi e loro analisi, vaccinazioni, e indennizzi per attività chiuse per esigenze di riduzione dei contagi esse non possono esser finanziate con il Recovery Fund che serve solo per investimenti. Sicché il sì al Mes sanitario è una scelta obbligata, soprattutto se destinato alle Regioni, che hanno un grande bisogno d questi fondi, soprattutto ora che dovranno gestire le vaccinazioni. Ecco perché è giusto il no al Mes bancario così come si presenta ora insieme al «si» a quello sanitario.


28 novembre 2020 Il Giornale

Bene marciare divisi per colpire uniti


 
Il voto compatto del centrodestra a favore dello scostamento di bilancio è un esempio eccellente del principio «marciare divisi per colpire uniti», la strategia vincente plurimarca delle imprese economiche, riferita alle imprese politiche.

Infatti l'idea iniziale è stata di Berlusconi. Gli altri vi si sono associati perché l'emendamento sulla tregua fiscale in particolare a favore degli autonomi, ma più in generale è nel dna dei tre partiti del centrodestra, assieme alla preoccupazione di salvare gli italiani, evitando una crisi drammatica. L'emendamento che rinvia le imposte non modifica il deficit di bilancio del 2020, perché crea un debito di cassa a cui si rimedia con un prestito a breve termine a carico della Tesoreria. Ma esso, con questo costo finanziario limitato, genera due importanti effetti economici e finanziari positivi. Uno riguarda i bilanci di operatori economici che così possono evitare il dissesto per mancanza di liquidità e le banche con cui essi agiscono, che così evitano il rischio di aumento dei crediti saldati in ritardo o addirittura in sofferenza. L'altro importante effetto positivo riguarda la domanda di consumi, perché il rinvio delle cartelle fiscali permette di fare un po' più di spesa adesso, aumentando la domanda interna. Questi effetti positivi sarebbero stati maggiori se il governo non avesse ritardato di oltre un mese la presentazione in Parlamento della legge di Bilancio e dello scostamento di bilancio che serve per fronteggiare i costi del ritorno della pandemia. Evento che il governo non aveva previsto, tanto da indurlo a criticare lo «spreco» della Lombardia per avere preparato un padiglione Covid alla Fiera di Milano La strategia giusta non comporta la federazione fra i tre partiti, ma il coordinamento programmatico, basato sul principio «primo salvare l'Italia». Rilanciarla, difendere la sua autonomia politica, i suoi valori. L'intesa sul programma ora va esplicata per la riforma tributaria, per la politica del lavoro, per lo sblocco delle opere pubbliche, i trasporti pubblici locali, le autostrade, la rete in fibra per la banda larga, l'Ilva, le regioni dimenticate come la Calabria. Per l'accesso ai fondi europei servono buone entrature ed esperienza dei meandri di Bruxelles. Anche qui l'avanguardia è Berlusconi, il cui partito fa parte del gruppo europeo dei Popolari, quello di maggioranza. I fondi europei non sono à la carte, come se alcuni si potessero accogliere e altri rifiutare perché non ci si fida, come se non si trattasse di farina dello stesso mulino. Perciò, merita riflessione un accordo nel centrodestra per prendere, adesso, una quota del Mes sanitario da devolvere alle Regioni, per la salute pubblica, per il personale degli ospedali e per la scuola in presenza. Ci sono più punti comuni che diversità, nella grande impresa politica nel centrodestra. Il pragmatismo del «fare» per gli italiani mette in crisi i tatticismi e i dogmatismi delle fazioni del governo attuale, divise ma incollate alle poltrone.

 

 
 
 

 


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    • Economia della cultura
    • Scritti politici
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    • Economia urbanistica e degli immobili
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